Ogni gatto ha una personalità molto spiccata, quasi a mettere in difficoltà la pretesa dell’etologo di tracciare un’identità di specie, che sarebbe poi l’etogramma: ossia un catalogo di comportamenti comuni e condivisi che dovrebbero caratterizzare l’universo tutto della felinità. Ma per ogni affermazione che si fa, c’è sempre quel gatto che ti smentisce.
E non puoi nemmeno appellarti al fatidico “borderline”, stigmatizzando quel gatto come anomalo o deviante, a meno che non si sia disposti ad ammettere che ai gatti piace essere estrosi.
Perché il gatto ha una personalità molto forte?
Perché costruisce la sua esperienza in modo individuale, e ha un approccio solutivo alla realtà. Insomma, il nostro felino ricorda un po’ un piccolo inventore che – chiuso nel suo laboratorio – è affamato di scoperte e affascinato dalle leggi del mondo.
Fin da piccolo il micio prova e riprova a interagire con tutto quello che gli capita, attento ai dettagli e meticoloso nella sperimentazione di coreografie motorie e performance di manipolazione.
L’imperativo di ogni gatto è la tempestività, la furtività, la capacità di prevenire: ma queste doti sono ovviamente coniugate alle caratteristiche specifiche della realtà circostante e delle contingenze imprevedibili che quel gatto nella sua storia singolare si trova a vivere. L’osservazione è il suo credo, la risposta ai ciò che accade la sua prassi: questo apprendistato inevitabilmente lo rende unico e irripetibile, sfuggendo a ogni pretesa di inclusione in una categoria.
Il gatto è individualista non perché solitario ma per la sua vocazione da solista, quel suo vezzo a trascorrere ore ed ore a dipingere il mondo con quegli occhi da cui si sporge vivida una capacità di apprendimento che non ha pari. È una mente sempre in azione, spinta da una curiosità bulimica, messa in moto da una dialettica di pensiero-azione da formula 1. È una mente che si plasma sulla storia vissuta e sul paesaggio, capace di declinare il suo istinto in infinite varianti come in un caleidoscopio identitario.
Possiamo perciò dire che la personalità unica e singolare del gatto è il risultato della sua natura di gatto, ossia del suo etogramma. Dove c’è un gatto c’è creatività, per questo la relazione con lui è fatta soprattutto di osservazione e ammirazione, con un pizzico di estetica.
L’uomo inevitabilmente subisce il fascino del felino proprio perché il gatto è in grado di sorprenderlo sempre. Il mix di esplorazione, concentrata o distraente poco importa, e di azione fulminea, da trapezista o da clown, crea ogni volta configurazioni nuove che ci sorprendono, ci fanno sorridere, ci stupiscono.
Questa è la magia del gatto, del nostro unico e irripetibile gatto, che sarà sempre connotato da un nome ancor prima di un genere.