Analizzare le facoltà cognitive del gatto può essere un buon modo per capirlo meglio e per entrare più in profondità nella relazione con lui. L’approccio che seguirò sarà la teoria delle “intelligenze plurime” ovvero l’idea che non esista un solo tipo di intelligenza come non esiste un solo tipo di sensorialità, giacché l’intelligenza è una funzione e ogni specie si deve confrontare con problemi differenti. Non ha senso pertanto chiedersi se è più intelligente il cane o il gatto perché le due specie presentano disposizioni cognitive profondamente diverse, che si traducono in attitudini solutive che solo in piccola parte si sovrappongono. Il cane come animali di squadra ha un’intelligenza sociale molto acuta, è cioè un politico di rango che sa muoversi nelle dinamiche relazionali con estrema competenza a differenza del gatto che è più impreciso e portato ad affrontare la relazione a seconda delle contingenze. Il gatto non agisce secondo schemi e concertazioni di gruppo ma attraverso scelte solutive individuali, è cioè un solista e come tale deve possedere una “intelligenza enigmistica” di alto profilo. L’enigmista possiede una mente curiosa, aperta e affascinata dalle situazioni problema, è molto attento nel capire i requisiti strutturali dei problemi e può disporre di un repertorio articolato di euristiche ossia di ricette solutive utili da provare. L’arte dell’enigmista è la prova e la valutazione, come se ogni cosa fosse da testare, per questo se non gli viene dato un problema se lo va a cercare: come si mettono nei guai i gatti penso non ci sia nessun altro! Inoltre i gatti possiedono un’intelligenza cinestesica estremamente potente, a servizio di un corpo plasmato dalla selezione naturale per essere preciso, furtivo e tempestivo. Il gatto ha le doti cognitive di un ballerino, capace di scegliere tempi e spazi in piccolissime frazioni di tempo, coordinando con grazia e puntualità un corpo flessibile e disarticolato capace di acrobazie uniche. E per fare questo è in grado di portare a sintesi i diversi referti sensoriali, cioè di vedere con il tatto, di toccare con l’udito, di gustare con l’olfatto. La sensibilità tattile è acutissima grazie alle vibrisse: la presenza di un ostacolo al buio completo gli viene avvertita dal mantello grazie alla capacità di avvertire persino i sottili flussi e rimbalzi dell’aria. Si tratta di un altro tipo di cognizione chiamata “intelligenza sinestesica” che dà al gatto un’interfaccia “a banda larga” col mondo che lo circonda.
Pillola: gatto intelligenza
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