Avere il pieno controllo del proprio territorio è per il gatto di un’importanza essenziale. Facciamo qualche considerazione preliminare per comprenderlo meglio.
Innanzitutto, per un predatore, avere un territorio di caccia ha un valore strategico per la sopravvivenza: e non si può pretendere di spegnere una voce innata che si è andata rafforzando nel corso della storia evoluzionistica del nostro beniamino.
Il gatto è un cacciatore, esattamente come i suoi grandi parenti che vivono nella savana africana, nella jungla asiatica o nelle praterie americane. Per i maschi questa necessità diventa poi ancora più urgente, perché nei complicati processi di selezione sessuale uno dei fattori che influenzano i favori accordati dalla femmina riguarda proprio la capacità di assicurare alla prole un territorio sicuro dalle invasioni dei nemici, e abbondante di selvaggina.
Per un gatto un cancello, una parete, una recinzione non sono elementi perimetrativi: ovvero, non lo rassicurano circa la possibilità che un altro gatto possa entrare scavalcando o saltando quegli effimeri ostacoli.
Ansia territoriale: quando il gatto si sente minacciato
La difficoltà a difendere il territorio, o l’invasione reiterata di altri gatti nel proprio spazio vitale, determina quindi nel gatto uno stato di ansia che si manifesta in diversi modi: eccesso di marcatura, deiezioni fuori dalla cassettina, irritabilità, comportamenti sostitutivi come leccamenti eccessivi, disfunzioni dell’apparato digerente.
Quando ci troviamo di fronte a questi sintomi, che peraltro possono avere più cause, chiediamoci sempre se per caso non ci sia un problema di ansia territoriale, vale a dire se a causare quel problema non sia il fatto che il gatto senta minacciato il proprio spazio vitale.
A volte è sufficiente chiudere un accesso – la finestra o la gattaiola – oppure oscurare una vetrata per vedere miracolosamente scomparire il sintomo: padrone del suo mondo, il nostro beniamino può infatti riprendere le buone abitudini.